Una rotta per le PMI digitali: il Manifesto 2030 di Digital SME

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31 Luglio 2024

L’Unione Europea oggi dipende per l’80% da forniture estere per servizi, prodotti e infrastrutture digitali. Il manifesto di Digital SME per un New Deal con focus specifico su questo settore offre raccomandazioni intelligenti per invertire la rotta e trasformare l’Europa in uno dei centri di maggior innovazione e sviluppo IT, per creare un florido ecosistema industriale e difendere così la sovranità tecnologica del continente. Ecco le 18 idee più importanti del documento.

Le sfide di lungo periodo per l’impresa digitale europea

L’integrazione del mercato europeo ha creato un terreno di gioco nuovo per le imprese del vecchio continente, con dimensioni e opportunità molto superiori a quelle che potevano offrire i piccoli mercati nazionali. I vantaggi del mercato unico sono però limitati dalle asimmetrie nella effettiva integrazione dei diversi Paesi membri, così come dai condizionamenti che il mercato europeo subisce da parte di grandi economie concorrenti dell’Asia e dell’America.

Il settore digitale è in questo senso particolarmente delicato: se per un verso, infatti, è proprio dal processo della digitalizzazione che l’Europa spera di trarre grandi incrementi di produttività che possano sostenerne la crescita e il modello di sviluppo nei prossimi decenni, la sovranità tecnologica del continente in questo ambito è molto fragile.

Alla ricerca della sovranità digitale

Sovranità digitale” è dunque il concetto da cui prende le mosse il Manifesto 2030 per un New Deal Digitale, presentato questa primavera dall’associazione Digital SME. Il documento vuole essere una sintesi di proposte concrete per rendere più competitivo il settore digitale dell’Unione Europea, alla luce dei nuovi scenari industriali e geopolitici emersi negli ultimi anni.

Come si legge nell’introduzione al documento, l’Europa nel 2024 soffre di una grave dipendenza da tecnologia straniera che “mette in pericolo sia la libertà che la prosperità dell’economia continentale”. La legislazione corrente è spesso un impedimento all’innovazione, ma il ritardo nella creazione di tecnologia all’avanguardia determina anche un impoverimento del tessuto industriale legato alla nuova rivoluzione: dal 2013 l’UE ha perso il 50% della sua quota nel mercato globale dei servizi IT, a tutto vantaggio di aziende concorrenti di Cina, Corea, Giappone.

La via europea alla PMI digitale

Il momento di invertire la rotta e creare le condizioni per un’Europa digitale innovativa e competitiva è adesso. L’obiettivo, come specifica il Manifesto, non è quello di copiare la Silicon Valley, ma di creare una via europea allo sviluppo digitale, basata sulla forza di PMI molto specializzate in servizi mirati per nicchie ad alto valore aggiunto.

Le esigenze delle PMI digitali europee sono oggi concentrate su alcune carenze di base: finanziarie, tecniche e di sicurezza. Come dimostrano i dati, l’attuale framework in cui operano queste imprese non consente di crescere in modo davvero competitivo e risulta quindi obsoleto rispetto alle reali necessità del settore. Per dare slancio a una nuova fase di innovazione europea nel campo digitale, quello che occorre è una cornice istituzionale aggiornata, che metta in campo gli strumenti utili alle PMI per mettere a sistema le loro capacità.

Le proposte del Manifesto

Il Manifesto 2030 elaborato da Digital SME ha individuato 18 azioni strategiche da intraprendere per favorire il raggiungimento di questo risultato entro i prossimi 6 anni.

1) Creare consorzi paneuropei per sviluppare modelli AI qualificabili come beni pubblici digitali

2) Creare un data market europeo per lo scambio dei dati non personali

3) Sovvenzionare lo sviluppo di applicazioni di sicurezza IT

4) Rappresentare le PMI nella definizione degli standard ICT per l’interoperabilità delle tecnologie

5) Federare gli ecosistemi industriali attraverso l’adozione di standard volontari

6) Creare sportelli unici di consulenza normativa per le PMI sulla legislazione UE

7) Creare, entro il 2030, un mercato unico del commercio elettronico

8) Elaborare una piattaforma normativa comune per la costituzione e la tassazione di multinazionali UE con aliquota del 15% applicabile in modo uniforme in tutta l’Unione

9) Facilitare le IPO di startup e imprese tech europee

10) Costituire un Tech Champions Fund

11) Razionalizzare la protezione dei diritti di proprietà intellettuale e del diritto d’autore

12) Istituire voucher e crediti d’imposta per sostenere la formazione dei dipendenti

13) Riqualificare le competenze dei lavoratori attraverso un Pact for Skills

14) Elaborare piani speciali per i settori energivori

15) Elaborare piani di investimenti green-digital a sostegno delle PMI

16) Fornire alle PMI innovative un unico portale per reperire finanziamenti e personale

17) Introdurre criteri di preferenza per la european tech negli appalti pubblici europei

18) Istituire un Partenariato globale per le PMI digitali

La parte dei privati: giocare in attacco

Le proposte del Manifesto 2030 sono coraggiose e visionarie, sebbene non propongano altro che misure di buon senso. Tuttavia, costruire un migliore ambiente per la nascita e la crescita di imprese tecnologiche è solo metà dell’opera che attende l’Europa. L’altra metà della partita, come è giusto che sia, spetterà giocarla alle PMI, che dovranno dimostrare di saper cogliere le occasioni connesse alle iniziative del Manifesto che riusciranno a trovare applicazione concreta.

Saranno gli imprenditori, i manager e i lavoratori della piccola e media impresa europea a dover navigare le acque turbolente dei prossimi anni, individuando progetti meritevoli e coltivando con metodo la via dell’innovazione e della produttività. Per riuscirci, sarà fondamentale poter contare su network affidabili e consulenze esperte, in grado di supportare le PMI nella loro continua ricerca di nuove strade verso il futuro.