Il Digital Compass UE per la trasformazione digitale delle imprese

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16 Novembre 2023

Il documento programmatico della Commissione europea stabilisce priorità e azioni urgenti per il rafforzamento del Mercato Unico Digitale entro la fine degli anni ’20. A venire coinvolti nel piano sono in primo luogo i governi, ma subito dopo ci sono le imprese, specialmente quelle medie e piccole, chiamate a superare le proprie titubanze per raggiungere un livello minimo comune d’intensità digitale. Rete pmi next ha letto per voi i dettagli salienti del programma, disponibile sul sito ufficiale della Commissione (e promosso, simpaticamente, anche dal canale DigitalEU).

ORIZZONTE 2030

Nell’ultimo articolo di questo blog ci siamo occupati della strategia del governo italiano per l’estensione della banda ultra larga al territorio nazionale. Ciò che non abbiamo ancora spiegato è come tale iniziativa non nasca a Roma, ma si collochi all’interno delle linee guida stabilite dalla Commissione UE per il raggiungimento degli obiettivi 2030 del “decennio digitale” europeo: un programma strategico per guidare lo sviluppo economico del vecchio continente.

Questo piano europeo si basa su tre atti e documenti fondamentali:

• la Decisione che ha stabilito di programmare un “decennio digitale”

• la Dichiarazione europea sui diritti digitali

• il Digital Compass 2030

È proprio quest’ultimo strumento a contenere le indicazioni più puntuali sulle azioni e sugli obiettivi stabiliti per l’innovazione digitale in Europa nei prossimi anni, che richiederanno uno sforzo coordinato da parte degli attori economici pubblici e privati. Interlocutori privilegiati della Commissione sono naturalmente i governi nazionali, chiamati ad adottare provvedimenti amministrativi capaci di rafforzare le infrastrutture e le competenze per l’economia digitale nei vari Paesi membri; un’ampia sezione del Digital Compass è però dedicata anche alle imprese e al loro contributo per il successo del piano. In questo articolo ci concentreremo su quest’ultima.

CONTRASTARE IL DIGITAL DIVIDE

Secondo l’analisi della Commissione, nell’economia post-Covid alcune tecnologie di frontiera assumeranno sempre più un ruolo determinante nella definizione di nuovi modelli di business e processi manifatturieri. 5G, IoT, AI, AR e robotica costituiscono già ora forze poderose nello sviluppo di prodotti e servizi altamente innovativi, mentre la data economy (di cui già abbiamo parlato in altra occasione) formerà sempre più la base per la ricerca in questi settori.

Per partecipare a questa partita entusiasmante, ma anche molto complessa, le PMI sono state fatte oggetto da parte della Commissione di una particolare attenzione. L’obiettivo dichiarato è quello di “non lasciare nessuno indietro”, e anzi sfruttare gli oltre duecento Innovation Hubs disseminati in tutta Europa per assicurare l’accesso delle piccole imprese alle tecnologie digitali entro una cornice regolativa equa e sicura.

L’ambizione delle autorità comunitarie è quella di riuscire a portare, entro il 2030, oltre il 75% delle imprese europee a integrare servizi in cloud, intelligenza artificiale e analisi dei big data nei propri processi produttivi. Altri KPI individuati dal documento programmatico sono una soglia del 90% di PMI europee dotate di una digitalizzazione di base, nonché un incremento del 100% del numero di start-up unicorno all’interno del mercato unico.

LA DIGITALIZZAZIONE STRATEGICA

Realismo o ottimismo? Sicuramente la Commissione UE è consapevole delle dimensioni della sfida per le economie dei Paesi europei, ma prevale il convincimento che i benefici attesi dal raggiungimento di tali traguardi costituiscano un incentivo più che sufficiente per spingere sull’acceleratore della transizione digitale. La Commissione al riguardo ha voluto sottolineare come fra i vantaggi connessi a una simile evoluzione rientrino anche i guadagni in termini di sicurezza: la vulnerabilità agli shock delle supply-chains è destinata a ridursi quanto più intensivo ed efficiente diverrà l’utilizzo delle risorse.

VANTAGGI DELL’ECONOMIA DIGITALE

Il Digital Compass individua al proprio interno cinque ecosistemi chiave per i quali i vantaggi della digitalizzazione potranno costituire il fattore determinante per la crescita futura.

  • la manifattura, grazie allo sviluppo di sistemi di gestione della produzione sempre più smart e interconnessi (ne abbiamo parlato in dettaglio anche qui)
  • la sanità, con benefici stimati fino a 120 mld € l’anno in Europa
  • le costruzioni, in cui oltre il 70% degli operatori riconoscono nell’innovazione digitale dei processi di lavoro uno dei driver fondamentali di sviluppo
  • l’agricoltura, uno dei settori fondamentali per la riduzione delle emissioni nocive
  • la mobilità, estremamente impattante sulla vita di ogni giorno di milioni di persone

Le opportunità individuate dal Digital Compass 2030 sono dunque numerose. Le piccole e medie imprese, tuttavia, devono far fronte a costi e skills gap talora considerevoli, per rimanere legate al treno dell’innovazione. Appoggiarsi a una rete d’imprese specializzata nei servizi digitali, come per esempio Rete pmi next, diverrà sempre più spesso la chiave per mantenersi al passo della tecnologia. In questo modo, per le imprese sarà più semplice contribuire al raggiungimento degli obiettivi comunitari e nazionali aprendo nuovi orizzonti al proprio business.