A che punto è il Decennio Digitale UE? Ecco il piano AGID per il triennio 2024-2026
Avevamo già trattato il tema – molto sensibile per le PMI – del Decennio Digitale UE in questo articolo l’anno scorso. Nel 2024 il suo sviluppo si arricchisce di un nuovo tassello: il nuovo piano triennale Agid. Scopriamolo insieme.
Il “Governo come Piattaforma”
La trasformazione digitale di un’entità complessa come la Pubblica Amministrazione italiana richiede tempo, fatica e attenzione. Soprattutto, impone seria progettualità, perché non ci si può permettere il lusso di lasciare che ogni frammento del sistema proceda da solo in questo cammino. La cornice delle politiche europee e la pianificazione nazionale consentono di perseguire il risultato di un reale svecchiamento dei processi e della mentalità della PA. Dopo l’introduzione degli strumenti digitali e la migrazione delle funzioni dai faldoni cartacei alle procedure informatizzate, la prossima fase di questo percorso dovrebbe essere quella che segnerà il vero cambio di passo nel modo di operare della Pubblica Amministrazione: quel cambiamento che consentirà di godere i veri benefici della digitalizzazione.
Nel linguaggio dell’Agid, si tratta di passare da un paradigma “Piattaforma per Governo” a uno di “Governo come Piattaforma”. In altre parole, mentre fino a ora la digitalizzazione si era solo posta l’obiettivo di portare le amministrazioni a dotarsi di una dimensione digitale, in modo da avere nuovi strumenti per organizzare i propri dati e offrire i propri servizi, domani la struttura informatica dovrà divenire il fulcro dell’apparato amministrativo, identificandosi con il servizio pubblico erogato. La Pubblica Amministrazione non si limiterà più ad avere delle piattaforme per interagire con i cittadini, ma sarà chiamata a pensare e agire, in modo organico, come piattaforma. Questa diverrà quindi, da elemento accessorio e di comodo, la vera infrastruttura strategica del sistema.
Il principio organizzativo “Cloud first”
Un passo fondamentale per muoversi in questa direzione nella pratica sarà quello, messo bene in evidenza dal piano 2024-2026, di una progettazione “Cloud first” per il futuro funzionamento della PA digitale. Se l’obiettivo da raggiungere è quello della semplicità per i cittadini, della velocità nelle decisioni e della unicità degli atti – anziché dover ripetere molte volte gli stessi adempimenti presso sportelli diversi – allora la scelta del cloud per la condivisione e la gestione dei dati diventa una priorità strategica.
A questo scopo è nato il Polo Strategico Nazionale, con sede a Roma: un data center realizzato dalla Presidenza del Consiglio e dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale con la missione di costituire un centro nevralgico sicuro e performante per l’intera infrastruttura della PA digitale. Polo Strategico Nazionale S.p.A. attinge alle migliori risorse tecnologiche e umane di cui l’Italia possa disporre, grazie alle partecipazioni di Leonardo, CDP, TIM e Sogei.
Come rimarcato dalla stessa comunicazione istituzionale, il vantaggio di un Polo Strategico Nazionale è soprattutto di tipo politico: l’autonomia tecnologica che consente al sistema pubblico italiano di svincolarsi dalla dipendenza dei fornitori esteri costituisce un tassello importantissimo verso la conquista di una piena sovranità digitale sui dati, parte integrante degli obiettivi di lungo periodo dell’Unione Europea. Entro il 2026 almeno 280 amministrazioni dovranno migrare su PSN.
Il fronte caldo della Cybersecurity
Corollario al principio “Cloud first” è l’impegno per un livello sempre più alto di attenzione verso le sfide della cybersecurity. Una digitalizzazione più spinta, costitutiva del futuro modello dell’azione amministrativa, impone infatti maggiori sforzi per garantire protezione dagli attacchi informatici e dal cybercrimine. A questo scopo il piano prevede l’erogazione di formazione obbligatoria in materia per quasi 400 mila dipendenti della PA nell’arco del triennio, oltre a disporre un progressivo incremento degli specialisti IT fino al 5% del totale del personale.
Perno degli sforzi verso una più diffusa cultura della sicurezza informatica nella PA sarà naturalmente l’ACN, l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale istituita d’urgenza dal Governo Draghi nel 2021 e responsabile, insieme al Dipartimento per la trasformazione digitale, anche della Strategia Cloud Italia. Rivoluzione nella gestione dei dati e diffusione delle competenze necessarie a renderla sicura sono dunque due facce di una stessa medaglia, le cui ricadute positive sul settore privato dovrebbero favorire la nascita di un nuovo rapporto fra Stato e imprese.
Le regole d’ingaggio per l’AI nei servizi pubblici
Entro dicembre 2024 il piano prevede infine la definizione delle regole d’ingaggio per l’Intelligenza Artificiale da parte della Pubblica Amministrazione. A questo scopo è prevista la redazione di una serie di documenti strategici, dalle Linee guida per il procurement di IA per la Pubblica Amministrazione, alle Linee guida per lo sviluppo di applicazioni di IA nella Pubblica Amministrazione.
Attraverso la definizione di questa cornice di regole, la presenza dell’intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione dovrebbe diventare un dato sempre più comune e governato da principi chiari, oltre che da adeguate cautele. Il profilo più delicato è quello della sicurezza dei dati, ma il ricorso agli algoritmi nella gestione di servizi pubblici solleva anche questioni etiche di non poco momento; sul piatto dei vantaggi, però, c’è la possibilità per esempio di sviluppare modelli predittivi utili alla pianificazione urbana o alla gestione delle emergenze, tramite i quali elevare la qualità delle decisioni amministrative.