Lo stop a ChatGPT in Italia e le conseguenze per le aziende
Il recente blocco dello strumento di intelligenza artificiale creato dalla no-profit OpenAI deciso dal Garante della Privacy ha dato luogo a un dibattito molto acceso su questo tema, spesso – purtroppo – alquanto superficiale. Se le opinioni si sono polarizzate tra i detrattori di ChatGPT e coloro che inneggiano alla libertà di poter usare questa nuova tecnologia, poche sono le notizie che spiegano con chiarezza l’argomento, perché il Garante è intervenuto, quali sono le conseguenze dello stop in Italia e quali i rischi e le opportunità per le aziende italiane.
In questo articolo proveremo a fornire maggiori dettagli sulla situazione.
Cos’è ChatGPT e come funziona
Spieghiamo innanzitutto di cosa stiamo parlando. Per chi non lo sapesse, ChatGPT è il nome del prodotto di intelligenza artificiale creato dall’organizzazione OpenAI in grado di generare in pochi secondi tantissime tipologie di testo, seguendo le indicazioni testuali dettategli dall’utente. ChatGPT è un tool completamente gratuito, capace di creare per ogni domanda posta risposte estremamente elaborate, testi realistici e dettagliati, con stili diversi a seconda degli input che gli vengono dati. In Europa ha avuto da subito un successo senza precedenti, proprio per via dell’altissima qualità delle sue risposte, paragonabili quasi a quelle che darebbe una persona in carne e ossa.
In che modo elabora i testi ChatGPT?
Ma dove prende le informazioni lo strumento di OpenAI? C’è alla base una tecnologia che sfrutta il cosiddetto Natural Language Processing (NLP): un’intelligenza artificiale che si basa sull’interazione tra il linguaggio umano e il computer, un algoritmo che analizza un enorme numero di informazioni testuali attingendo direttamente dalla rete Internet.
Che tipo di testi riesce a creare ChatGPT?
Al tool si può chiedere davvero di tutto. Come un modello di linguaggio generativo di grandi dimensioni, ChatGPT è infatti in grado di creare una vasta gamma di testi in diversi stili e generi, tra cui articoli di notizie su vari argomenti, storie e racconti, poesie, dialoghi, ma anche testi scientifici di varia naturai traduzioni e messaggi pubblicitari. Non solo. Lo strumento è in grado di generare codici per creare interi siti web e molto altro ancora. Per le imprese si tratta quindi di una risorsa dalle enormi potenzialità, se sfruttata a dovere.
Perché il Garante della Privacy italiano ha deciso il blocco
Con un provvedimento ad hoc, il 30 marzo 203 il Garante della Privacy ha stabilito, in sostanza, che il sistema raccoglie in modo illecito i dati personali degli utenti e che, in assenza di sistemi per la verifica dell’età dei minori, non sia conforme alle norme del GDPR.
La mancanza di un’informativa per la privacy
Più precisamente, il Garante della privacy ha riscontrato che manca un’informativa ai soggetti interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI (con sede negli Stati Uniti d’America) e una base giuridica per la raccolta e conservazione massiccia di dati personali, che viene effettuata per addestrare gli algoritmi della piattaforma.
Il problema delle informazioni errate
Inoltre, sono state riscontrate informazioni errate fornite da ChatGPT che comportano un trattamento inesatto dei dati personali.
L’assenza di un filtro per verificare l’età degli utenti
Infine, nonostante la piattaforma sia destinata ai maggiori di 13 anni, la mancanza di un filtro per verificare l’età degli utenti espone i minori a risposte inadeguate per il loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza.
Gli effetti del blocco di ChatGPT per le imprese
Per coloro a favore del provvedimento, l’intervento del Garante per la protezione dei dati (che già si era espresso per un caso simile riguardo a Google Analytics) ha dimostrato l’importanza di rispettare non solo la legge, ma anche il principio di uniformità delle regole di accesso alle informazioni globali nell’ambito dell’innovazione. Si spera, da qui in avanti, che l’Europa prenda provvedimenti per adottare normative che diventino uno standard accettato a livello globale. La violazione del GDPR da parte di ChatGPT, infatti, è palese.
I rischi per le aziende italiane che cercano di usarlo ancora
La vicenda riguarda ChatGPT e le sue conseguenze per le imprese e gli enti che l’hanno usata o la stanno usando. Chi continua ad usare ChatGPT dopo il provvedimento di limitazione del Garante rischia di violare la legge, ma potrebbe aggirare il blocco simulando una posizione geografica fuori dall’Italia. Tuttavia, questo comportamento sarebbe illegittimo e potrebbe portare a sanzioni amministrative per violazione di legge. ChatGPT dovrebbe adottare misure tecniche per evitare l’aggiramento del blocco. I trattamenti di dati effettuati prima del provvedimento di blocco sono stati e rimangono illeciti. Chi ha utilizzato ChatGPT per il trattamento di dati personali potrebbe essere soggetto a sanzioni, ma il grado di responsabilità dipende dal ruolo rivestito. Questi aspetti dovranno perciò essere considerati anche dopo la fine del blocco.
In conclusione
Come abbiamo già sottolineato in passato, l’innovazione porta con sé sia rischi che opportunità: la tecnologia, infatti, in sé non ha un lato oscuro, ma è il suo utilizzo a determinarne l’impatto.
L’intervento dell’Italia va visto come un passo importante nell’analisi giuridica del fenomeno, ma deve essere seguito dall’Unione Europea, che dovrebbe approvare una proposta di quadro giuridico sull’IA per anticipare le regolamentazioni di USA e Cina, con l’obiettivo di uniformare le discipline a livello globale, per permettere alle imprese extra-europee di vendere i loro prodotti e servizi nel mercato europeo.